26.10.2016

La chimica italiana e le bioplastiche

by Staff Sisifo

Il settore chimico in Italia si è sviluppato a partire dalla seconda parte dell’Ottocento, concentrandosi su due settori principali: petrolchimica e farmaceutica.

Tra il 1882 e il 1888 aprono i battenti l’ACNA di Cengio (Azienda Coloranti Nazionali e Affini)la Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite a Napoli e la Montecatini.

Nomi storici della chimica nazionale nascono anche a cavallo delle due guerre mondiali (su tutte la Angelini e l’Agip), ma è negli anni ’50, in pieno boom economico, che lo sviluppo del settore si consolida: nasce l’Eni, il petrolchimico di Gela. E la Montecatini si avvantaggia delle scoperte di Giulio Nattapremio Nobel per la Chimica 1963 per la realizzazione del polipropilene e del polietilene (lo storico “Moplen”).

Tre anni dopo, dalla fusione con Edison, nasce la Montedison. Dagli anni 70 però per il settore iniziano i problemi. A causarli, le crisi energetiche del ’73 e del ’79 e le disavventure finanziarie.

In pochi anni scompaiono alcuni dei gruppi storici della chimica, a partire dalla Montedison, le cui attività chimiche sono confluite in Eni. Ma inizia anche a svilupparsi un nuovo tipo di produzioni, connesse con la green economy.

Il settore delle bioplastiche è ormai una realtà consolidata nel panorama industriale italiano.A comporla sono quasi 150 aziende per un fatturato totale di 370 milioni di euro, distribuite in 16 regioni (ma in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Sicilia si concentra il 60% del totale).

Quattro i comparti produttivi principali: buste per la spesa, buste per i rifiuti organici, prodotti per il settore alimentare e applicazioni plastiche per il settore non food.

Ad incentivare la crescita della filiera delle bioplastiche ha contribuito anche una normativa particolarmente innovativa, introdotta nel 2011 che ha fatto dell’Italia un’esperienza pilota per l’intera Unione europea, tanto che la legge italiana  è stata considerata come base per la direttiva approvata dal Parlamento europeo nel 2014.

Grazie alla legge nazionale, l’Italia ha potuto raggiungere una riduzione del 50% in tre anni del volume degli shopper in circolazionescendendo dalle 180mila tonnellate del 2010 alle 90mila del 2013.

(dati presi da http://www.assobioplastiche.org/wp-content/uploads/2011/04/The-Italian-Market-of-Compostable-Bioplastics-Sola-lettura-modalit%C3%A0-compatibilit%C3%A0.pdf)

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